Le Carpirine e la battitura della lenticchia a Castelluccio di Norcia

Emanuele Persiani

Le Carpirine: eroine silenziose della Piana di Castelluccio

Tra i monti dell’Umbria, dove il cielo si specchia negli stagni d’acqua e il vento sussurra tra i pascoli, si staglia la Piana di Castelluccio, un’oasi di bellezza incontaminata. Qui, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, si svolgeva un’opera silenziosa e paziente: la raccolta a mano della lenticchia.

Protagoniste di questa tradizione erano le Carpirine, donne provenienti dai territori reatino, ternano e ascolano. Ogni anno, all’alba della primavera, lasciavano i loro paesi per salire a Castelluccio, affrontando sentieri impervi e lunghe giornate sotto il sole.

Con mani sapienti e instancabili, le Carpirine si chinavano sui campi, separando i chicchi di lenticchia dalla terra con meticolosa cura. Era un lavoro duro e faticoso, che richiedeva dedizione e resistenza.

La loro opera paziente e preziosa ha contribuito a rendere la lenticchia di Castelluccio un prodotto rinomato in tutto il mondo, simbolo di genuinità e tradizione. Le Carpirine, con il loro lavoro silenzioso e tenace, rappresentavano l’anima di questa terra, un legame indissolubile tra l’uomo e la natura.

Oggi, il ricordo delle Carpirine vive nei racconti degli anziani e nella memoria di Castelluccio. La loro storia è un monito a non dimenticare le nostre radici e il valore del lavoro manuale, un omaggio a queste donne straordinarie che hanno contribuito a plasmare l’identità di questa terra.

Le Carpirine danzanti sulle lenticchie: un momento di festa e tradizione

Tra i ricordi di chi ha vissuto l’esperienza della coltivazione e lavorazione delle lenticchie “a Carpino”, riecheggiano vividi i racconti di un rituale antico e gioioso: la danza delle Carpirine sulle lenticchie essiccate.

Al termine della fase di battitura, quando i chicchi erano pronti per essere essiccati al sole, le giovani donne del paese, le Carpirine, si riunivano in cerchio sul campo dorato. Con i piedi nudi affondavano nella morbida coltre di lenticchie, lasciando che il calore del sole e la texture delicata dei legumi accarezzassero la loro pelle.

Al suono del vivace organetto, le Carpirine iniziavano a danzare, roteando e muovendosi con grazia tra i chicchi dorati. Era un momento di grande festa e condivisione, un’occasione per celebrare il frutto del loro lavoro e la bellezza della loro terra.

La danza sulle lenticchie non era solo un semplice divertimento, ma rappresentava anche un modo per onorare la tradizione e il legame profondo che univa le Carpirine alla loro terra. Era un rito simbolico che celebrava la vita, la fertilità e la ricchezza della natura.

Ancora oggi, il ricordo di queste danze risuona vivo nei racconti degli anziani, un’immagine poetica che rievoca un tempo in cui la vita era scandita dai ritmi della natura e la tradizione era vissuta con gioia e autenticità.

Fare questo lavoro era una gran fatica: cogliere la lenticchia dall’alba al tramonto, piante basse, tutto il giorno sotto il sole.

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